domenica 5 giugno 2011

non è stato facile, ma pensavo peggio



Guardo i luoghi dove ho VISSUTO per 3 mesi dalla webcam...la neve che fonde lentamente, il Sole che continua a salire sull'orizzonte senza tramontare, le casette ordinate di Longyearbyen... mi sembra di non esserci mai stato, adesso che sono di nuovo a casa nella solita "normalità", e sembra tutto così lontano nel tempo...eppure 25 giorni fa percorrevo giornalmente i 3 km che separano Nybyen da Longyearbyen per raggiungere a piedi la UNIS,  per continuare poi magari con la motoslitta verso qualche punto dell'Adventalen o ancora più in là...alla fronte di un ghiacciaio, su un tratto di mare gelato, o semplicemente in una delle enormi vallate delle Spitzbergen che in questi giorni si stanno trasformando in autostrade d'acqua.

Non è facile lasciare l'Artico dopo averlo vissuto in maniera così intima, e devo dire che una delle cose a cui faccio più fatica a riabituarmi sono gli alberi !! Sì... qui ce ne sono troppi, ah ah !!! Sembrerà blasfemia ma provo veramente questa sensazione, mi mancano gli spazi vuoti e lontani delle Spitzbergen, poter voltare lo sguardo a 360° e non veder la fine senza nulla che ti intralcia la vista... diciamocela tutta però, con la stagione estiva che incalza la frescura di un albero da queste parti ci vuole proprio, lassù in effetti non servirebbero ad un granchè !!!

Non so se sia la "distanza" giusta dal ritorno... ma cominciano a tornarmi i ricordi di tutto quello che è capitato lassù, e rivivo a volte le emozioni, i luoghi, gli avvenimenti capitati a due passi dal Polo Nord...sarà nostalgia?! chissà !!

Con questo scritto credo che si possa mettere la parola fine a questo blog, l'avventura è proprio finita... chissà, magari ce ne sarà un'altra più in là...vedremo !!!
In ogni caso ho pensato di riassumere in una serie di link in fondo a queste parole tutto quello che è ho postato su queste pagine... con un po' di stupore, devo dire che sono state seguite da molti amici in questi mesi, e non solo... ringrazio tutti per i commenti lasciati, per le impressioni, per gli incoraggiamenti ed i consigli, ed anche per le critiche.

Ora comincia una nuova avventura di lavoro sulle montagne della mia Regione... non è l'Artico, non sono le Svalbard...ma come diceva Kugy "Per quanti monti io abbia visto, niente eguaglia le Giulie"

Tutti i link ai post del blog

non è la terra (15 febbraio)
Heavy snow this night (20 febbraio)
nel ghiaccio (26 febbraio)
si pensa meglio (28 febbraio)
northern lights (3 marzo)
cose ovvie, finchè non vieni quassù (9 marzo)
2 passi nella tormenta, tutto normale (10 marzo)
è tornato il mare (14 marzo)
ricordi (19 marzo)
alle volte basta solo una notte (27 marzo)
come passa il tempo (27 aprile)
white out (2 maggio)

... CIAO !!!

Lo Jof di Montasio, montagna più alta delle Giulie con i suoi 2754 m ed il Modeon del Buinz visti dal glacionevato del Canin nel tardo luglio 2009


lunedì 2 maggio 2011

whiteout

Le condizioni di visibilità del lunedì dopo Pasqua sul Lomonosovfonna, direzione Atomfjella (foto Riccardo Scotti)

Tutto bianco... non distingui veramente nulla, l'orizzonte non c'è, il terreno nemmeno...il cielo sembra ovunque !!
Solo il gps di Stefano, leader del gruppo, permette di andare avanti in questa nube omognea fatta di neve al suolo, fiocchi di neve in aria, vento, nebbia...
Che fare il 25 aprile, giorno dopo Pasqua, se sei alle Svalbard ?! Ma ovviamente fare da supporto logistico ad una spedizione scialpinistica composta di svizzeri, inglesi ed irlandesi che trascorreranno una settimana tra le montagne ed i ghiacciai dell'Atomfjella...

300 km andata e ritorno da Longyearbyen, da percorrersi tutti di un fiato con sola breve sosta pranzo (alle 5 del pomeriggio) ed alcune soste tecniche per rifornire di carburarante le motoslitte.
Ad andare sci, attrezzature, zaini, taniche di benzina...ed ovviamente gli sci alpinisti; al ritorno solo taniche, la maggiorparte vuote

In tutto 20 persone, noi dello staff di supporto 10, detti anche "gli autisti"... quelli che riportano a casa le motoslitte in pratica

Gli Atomfjella sono un posto da favola...Nunatak che spuntano da tuttte le parti, ghiacciai a perdita d'occhio, calotte in lontananza, cime tra le più alte delle Svalbard... noi abbiamo visto solo bianco....tanto bianco... TUTTO BIANCO !!!

WHITE OUT !!!!


Qui sopra la visuale dalla mia motoslitta...l'orizzonte non c'è più !! Ma non siamo a Pasqua, è oggi 1 maggio 2011...ci ho riprovato, ma ho rivisto solo tanto bianco

Sotto, breve video di alcune fasi del trasporto compresa la sosta forzata dopo aver perso metà del gruppo nelle retrovie. Se perdi contatto visivo con la motoslitta davanti a te l'unica cosa da fare è fermarsi ed aspettare che tornino a prenderti... Nel video i commenti di Riccardo


mercoledì 27 aprile 2011

come passa il tempo

l'ultimo mese, da quando ho aggiornato l'ultima volta queste pagine, è trascorso a velocità doppia...

L'impegno è stato parecchio maggiore in queste ultime settimane e gli orari ed i ritmi più serrati, il tutto condito da qualche problemino di salute che mi ha fatto spesso optare, dopo le lunghe giornate all'UNIS, per andarmene a dormire invece che restare sveglio fino all'1-2 di notte a sistemar foto, video ed impressioni.

Ed ora mi ritrovo a due settimane dal tornare a casa, contento di ricongiungermi ad essa e ritrovare gli amici e tutti coloro che mi hanno seguito su queste pagine, ma con ancora tanta voglia di restare in questo strano, unico, meraviglioso mondo.

Mi spiace non esser riuscito a tenere alto il ritmo dei miei scritti e resoconti, ma ad un certo punto ho dovuto fare delle scelte e siccome son un po' pignolo e non mi va di buttar su le cose, ho preferito non aggiunger altro.

Ho sistemato qualche foto però, quello sì...e questa sera mi va di condivederle con chi ogni tanto capita qui. Sono loro a parlare per me oggi, e non, come ho fatto fino ad ora, a far solamente da contorno alle mie sensazioni.

questo è l'artico, queste sono le isole Svalbard...

... tra un po' dovrò salutarle

... come passa il tempo

19 aprile 2011 - L'imponente fronte del Tunabren, calving glacier che si getta nel Tempelfjord

24 aprile 2011 - Gli effetti sul pack di una imponente mareggiata che ha incestito la costa atlantica occidentale delle Svalbard

24 aprile 2011 - Prove di primavera nel Gronfjorden; i cieli che fino a poche settimane fa erano stretti nella gelida morsa silenziosa dell'artico, cominciano a popolarsi di uccelli di tutti i generi... ma come al solito sono i gabbiani a farla da padroni

5 marzo 2011 - Northern lights nel Bjorndalen
24 aprile 2011 - il pack frantumato da una mareggiata invade il Gronfjorden
24 aprile 2011 - Icebergs sulla costa occidentale delle Spitzbergen

5 marzo 2011 - northern lights sopra il Fuglefjella

24 aprile 2011 - Il Gronfjorden visto da Barentsburg, cittadina mineraria di etnia russa

6 aprile 2011 - La surreale luce della notte nel longyeardalen (qualcuno dirà che ho usato troppo photoshop... si sbaglia)

17 aprile 2011 - Ascesa al Nordenskjold, cima di 1049 m alle spalle di Longyearbyen


19 aprile 2011 - Il Tempelfjord

19 aprile 2011 - Particolare della fronte del Tunabren

17 aprile 2011 - la stazione NASA sul Plataberget

23 aprile 2011 - il Sassenfjord alle 11 di sera... la notte non c'è più

19 aprile 2011 - la fronte del Tunabren

23 aprile 2011 - particolare nel Sassenfjord

23 aprile 2011 - il Sassenfjord alle 11 di sera... il tramonto che non c'è

domenica 27 marzo 2011

alle volte basta solo una notte...

 
...ti svegli la mattina, e qui tutto è cambiato...un'altra volta.

L'ultima tempesta aveva portato fiumi di acqua dalle montagne vicine, prima che il gelo potesse nuovamente ridonare a questo angolo di artico la sua consueta atmosfera.
 Mi sono chiesto varie volte in questi giorni quanta sfiga serva, da turista, per programmare con mesi di anticipo un viaggio alle Isole Svalbard della durata di 7-10 giorni comprensivo di escursioni in motoslitta, sleddog, visite guidate e tutto il resto, spendere una barca di soldi, e beccarsi condizioni meteo come quelle che ci son state nelle ultime due settimane....credo tanta !!

Neve...acqua, tanta acqua...vento...fortissimo...neve ancora, e poi finalmente il gelo!

Ma qualcosa di buono la pioggia lo ha portato, sversando nel fiordo migliaia di metri cubi di acqua dolce a sovrapporsi a quella più densa e salata marina...e così sono bastati un giorno a -20 ed una notte a -25 per riformare il pack davanti a Longyearbyen

... prima una poltiglia densissima, poi zatteroni di ghiaccio dal vago contorno esagonale che, vicini tra loro, si rompono e si saldano l'un l'altro galleggiando sulla superficie marina.

Penso al mare di Trieste in una giornata di Bora....spumeggiante, fresco, allegro... a volte forse addirittura isterico, accompagnato dal rumore delle sartie che suonano freneticamente il loro disappunto sbattendo contro gli alberi delle barche in balia dell'aria... un'immagine molto distante da questo mare.

Il rumore del mare che rallenta, onda dopo onda, respiro dopo respiro... quasi soffocato da questa gelida coperta che pesa sempre di più... fino a farlo fermare.



vai a dormire infastidito dalla nebbia...ti risvegli con l'odore di resina dei pini nelle narici, la luce che ti fa socchiudere gli occhi ed i gabbiani a giocare con eolo

vai a dormire con l'orizzonte scuro abbracciato dal respiro freddo dell'artico... ti risvegli la mattina con il mare bloccato da tonnellate di ghiaccio ad impedirne i movimenti...e questa volta il vento non centra!!

... a volte basta solo una notte per cambiare il tuo orizzonte



sabato 19 marzo 2011

Ricordi...


Uno dei primi raggi di sole illumina la chiesetta di Longyearbyen, segno inequivocabile dell'inizio del periodo di luce
 
Longyearbyen, venerdì 18 marzo 2011 (ore 2 della notte)

Mi sembra di tornare indietro nel tempo, a quando ero bambino, molto bambino... lunghi pomeriggi d'inverno a lume di candela... la corrente elettrica a volte poteva anche non esserci, soprattutto se la Bora dava il meglio di sè, spazzando le boscaglie del carso che, allora, potevano dirsi ancora brulle...

... oggi questo non succede più nel mondo "normale", ma questo è un altro posto.

... Risveglio splendido questa mattina con 15 cm di neve fresca ad ammantare anche i tetti della capitale delle Svalbard...fiocchi grandi, lenti...quelli di Babbo Natale insomma... 5 gradi in più rispetto alla media climatica negli ultimi 30 giorni, forse sarà per questo che nevica così tanto nelle "aride" tundre delle Svalbard?

Di colpo il vento, la temperatura che sale di 1, 2, 4 gradi...ed ancora, fino a segnare +3°C...pioggia incessante, violenta, snervante a rovinare la magia di questo luogo ed a trasformare Longyearbyen in un acquitrino quasi inguadabile...tutto il giorno così, senza sosta.

Ad aggravare il tutto il permafrost che qui è continuo...praticamente ovunque!! Uno strato di terreno perennemente gelato spesso decine di metri che crea una sorta di tappo impenetrabile all'acqua...unica via di scorrimento la superficie, il terreno non ne assorbe nemmeno ua goccia.
Non ho un pluviometro qui, ma sono quasi 30 anni che rilevo la pioggia giornalmente ed a naso direi che dopo i 15 cm di neve della notte saranno caduti almeno altri 20-25 mm di acqua...tutta la precipitazione che normalmente cade in un mese, ed anche di più, concentrata in meno di 24 ore, senza possibilità alcuna di assorbimento da parte del terreno...

...4 ore fa l'ennesimo mutamento, il minimo depressionario sfila lentamente a nord-est e le Svalbard entrano nel ramo più freddo del ciclone...i fiocchi via via si sostituiscono alla pioggia mentre il respiro artico sta per riprendere il sopravvento...

Il vento sale ancora di intensità, e non ti sembra possibile. Le finestre sono ormai completamente ricoperte da "cemento bianco" che si incolla a tutte le superfici, mentre fuori si vede a pochi metri, forse 3-4, non di più, ed il vento grida tutto il suo impeto.

-10°C, credi si sia gelato tutto... ed invece no, un fiume di acqua scorre sotto al manto nevoso a fare da trappola ad ogni tuo passo falso... ancora oggi, mentre scrivo, un rigagnolo d'acqua scorre lungo la strada asfaltata ormai quasi completamente bloccata dal ghiaccio, mentre un paio di benne, anzichè portar via la neve, la spargono sulle strade spianandola con la pala meccanica... meglio un pneumatico chiodato sulla neve piuttosto che sul ghiaccio vivo !

La tormenta più forte che io abbia mai visto...

... Un lampo... un attimo di blu accecante...non fai a tempo a chiederti cosa sia accaduto, che la luce non c'è più... e non è solo la nostra barrack; guardi fuori e luce non se ne vede...sapremo poi che il black out interessa tutta Longyearbyen, aeroporto compreso... il vento avrà strappato qualche cavo dell'alta tensione ricoperto ormai da uno spesso strato di ghiaccio e neve impastata e pesante... sapremo il giorno dopo poi che alla stazione del Gruvefjellet il vento è arrivato a 32 m/s (115 km/h), 36 m/s invece alla stazione di Breinosa, (129 km/h) qui nella vallata probabilmente anche di più...ma non sapremo mai quanto con asattezza.

Tutti escono dai propri nascondigli riproponendo l'ancestrale rituale di riunirsi attorno al calore di una luce per poter intuire la sagoma di chi è con te nello stesso luogo... un po' di quella sicurezza che questo buio forzato, al quale non sei più avvezzo, ti ha temporanemante portato via...

... la luce torna, poi se ne va di nuovo, e la sensazione è che sarà per un bel po' !!
...così è... ci aspettano 15 ore di black out, la tormenta è troppo forte questa notte e ti fa capire che per ora è lei a comandare, si può solo aspettare che si plachi...

...senza luce, senza riscaldamento, senz'acqua... alla luce della mia frontale sto scrivendo questi passaggi su questo foglio che, forse, riporterò poi sul mio laptop... un'altra serata in grado di trasmettere quelle emozioni che, stando a casa, non si è più in grado di tirar fuori... la più forte di tutte è legata ai miei ricordi...

...senza luce, senza riscaldamento, la Bora che sibila oltre gli spessi muri della casa riscaldata dal caminetto scoppiettante...mia madre ed io, ad aspettare il ritorno di papà, per sentirsi di nuovo al sicuro, più di prima...

lunedì 14 marzo 2011

è tornato il mare...

Quarantott'ore di tormenta...abbiamo sentito la "barrack 3" adattare più volte le sue forme sotto la spinta del vento da Est - Est Nord Est (quasi Bora si potrebbe dire.... eh eh)
Alla fine cumuli di neve alti uno, due, tre metri... ma guardi poco distante e la neve che c'era è scomparsa, ridando alle montagne che circondano Longyearbyen sprazzi di colore scuro...il vento si è portato via tutto, ha tolto ai pendii esposti della vallata il suo vestito invernale, riportando alla luce il brullo substrato roccioso delle Spitzbergen che, solo per poche settimane, si coprirà di fiori artici tra il mese di giugno e agosto...per questo c'è ancora tempo !!



...ma ancora una volta un dettaglio ci era sfuggito !!
 
Percorriamo i consueti tre chilometri che separano Nybyen dalla UNIS, praticamente incamminandoci dritti a Nord...lo sguardo, come di consueto, vaga a 360 gradi per tornare a cogliere l'immensità di questi luoghi dai contorni finalmente di nuovo nitidi, dopo oltre 10 giorni di maltempo...ma qualcosa è cambiato !! Gli occhi si soffermano su quella estesa macchia scura all'orizzonte che fino a ieri non c'era...

...la noti perchè immerso nella bianca luce artica quel plumbeo riflesso sembra quasi un miraggio...metti a fuoco, guardi meglio...e poi non hai più dubbi: quello è proprio il mare !!
La tempesta ha fratturato il pack in più punti spingendo alla deriva chilometri e chilometri quadrati di ghiaccio galleggiante, sparato fuori dall'Isfjorden e dentro l'Oceano come fosse il plume di un fiume in piena che sfocia in mare dopo un'alluvione...

...è tornato il mare !

...e non perchè faccia di colpo più caldo, anzi...il termometro precipita verso il basso a conferma che qui il periodo più freddo dell'anno è proprio questo, la prima metà di marzo!

...-20...-25...-30...ed anche qualcosa di meno !! stare fuori a lungo comincia ad essere impegnativo, ed i tragitti in motoslitta, pur se bardati come il migliore degli "omino Michelin" in circolazione, cominciano ad avere un sapore diverso.

Aria a -30 che dall'Adventalen, debolmente, fluisce verso il mare in quel moto di masse d'aria che trova proprio nella direzione Est-Ovest la soluzione topograficamente più semplice da percorrere...se ci fossero gli alberi, probabilmente, qui li vedremmo tutti protesi verso ovest...nostalgia degli "alberi a bandiera" del mio Carso, forse un po' sì.

Questa nuova situazione, ereditata all'improvviso dall'ultima tempesta che ha spazzato le Svalbard, ci regala un altro attimo di contemplazione, per restarsene brevi attimi a guardare con la bocca aperta quello che scorre davanti ai nostri occhi...


...una sorta di lake effect a scala ridotta con l'aria gelida che dall'Adventalen scorre debolmente sopra alla superficie marina ad alcuni gradi sopra lo zero... 30-35 °C di differenza in pochi centimetri...un flusso gelido che scalza l'aria più mite ed umida al di sopra della superficie marina, innescando una sorta di convezione a scala ridotta destinata ad aumentare man mano che ci si allontana dalla terra ferma...

...il tutto si materializza in una nebbiolina densissima che da Est ad Ovest prende spessore scorrendo a velocità costante sospinta dal gelido respiro dell'Adventalen...il brevissimo video qui sotto ve lo mostra a velocità normale, per sottolineare il fatto che non ho accelerato il filmato...in particolare il fenomeno è visibile nel primo e secondo spezzone, nel terzo è forse meno nitido a questa risoluzione...

giovedì 10 marzo 2011

due passi nella tormenta... tutto normale !!

Aggiornamento tecnico oggi, andiamo subito al sodo !!


Da circa una ventina di ore è in atto una violenta tormenta di neve, aumentata via via di intensità nel corso della giornata, fino a toccare il suo massimo a metà pomeriggio.
Vento fino a 31 m/s, la punta massima di questo inverno, con neve fittissima che riduce la visibilità praticamente a zero nei momenti di raffica.
Lo scaccianeve a tratti è alto decine di metri...i n pratica e' come essere immersi in una nube densissima composta da microfiocchi di neve, misti a fiocchi di dimensioni nostrane (1-2 cm), che corre mediamente a 80-90 km/h.
Il tutto è dovuto ad una profonda saccatura, che si è posizionata tra l'Islanda e le Svalbard ,con valori di pressione inferiori ai 960 hPa al nucleo e violenti venti nord-orientali, anche se non particolarmente freddi grazie all'asse del ciclone che confina le Svalbard nella sua zona più mite. Le prospettive per i prossimi giorni sembrano pero' avere in serbo per noi alcuni cambiamenti. L'asse dell'anticiclone presente sulla Groenlandia dovrebbe gradualmente shiftare verso ovest con la sua parte più meridionale aprendo così la strada a correnti nord-occidentali ...e il freddo vero, quassù, arriva proprio da quella parte...

Cambiato qualcosa?! No... la vita qui continua regolarmente, come se niente fosse...

"Enjoy the weather, 'cause it's the only weather we've got !!" (Joe Bastardi)

i "due passi" di me e Riccardo in questo bel pomeriggio a Longyearbyen




mercoledì 9 marzo 2011

Cose ovvie, finchè non vieni quassù

La notte ed il giorno…il giorno e la notte…cose normali, più che ovviamente quotidiane. Non ci si pensa quando si alternano “normalmente” scandendo il ritmo delle nostre mille cose da fare …qui non va così!

Erano 20 giorni che non vedevo il Sole, e non perché il meteo lo impedisse …poche ore di luce rosata al giorno, assolutamente splendida e surreale s’intende, e poi di nuovo il buio

Siamo partiti abbastanza presto sfruttando una breve finestra di bel tempo per raggiungere la fronte del Tunabreen,  calving glacier  che si getta nelle acque, ora ghiacciate, dello splendido Tempelfjord.

60 km da Longyearbyen, in motoslitta significa circa 1 ora e mezza…lungo il tragitto incontriamo di tutto... slitte trainate da cani, casette di legno sperdute tra le vallate delle Spitzbergen dove mai immagineresti di trovare traccia umana, morfologie glaciali viste solamente sui libri o su National Geographic Channel, renne che ti guardano quasi impassibili continuando a scavare il quasi sempre sottile manto nevoso alla ricerca di un po’ di piantine artiche gelate…chissà come ci correrebbero incontro se avessero mai assaggiato un po’ di quello che riempie i nostri thermos, unica cosa a temperatura positiva all’interno dei nostri zaini completamente ghiacciati.


Usciamo da una valletta secondaria per immetterci nella più vasta vallata dell’Eskordalen, mentre alla nostra destra si stagliano a perdita d’occhio cime dai contorni mai troppo forti… su tutti la cima del Tronljellet, una delle poche in zona a superare i 1000 m di quota….ma quello che rapisce tutti noi è quello che sta poco dietro e poco sopra a tutto…il Sole !

Mi volto un attimo e vedo il gruppo di venti motoslitte che prosegue a velocità costante, il tempo di fermarci non c’è, dobbiamo proseguire…ma non c’è nessuno che guardi nella direzione di marcia… tutti, per un lungo attimo, voltano lo sguardo a sud e si lasciano rapire dal calore di quel timido Sole che basso all’orizzonte mostra la sua sagoma, velato da una coltre di altostrati…

…non ci siamo fermati, non lo abbiamo fotografato…ma lo abbiamo impresso tutti indelebilmente nella nostra memoria








…arrivare alla fronte del Tunabreen è qualcosa che toglie il fiato, ancora una volta si ha l’impressione nemmeno di esserci in questo luogo, e la frenesia che rapisce le tue emozioni ne è la prova inconfutabile. Ghiaccio azzurro con inserzioni marroni…a volte trasparenti…icebergs bloccati dal pack spuntano come alberi dal terreno che hai sotto i piedi e che, ci pensi poi, non è altro che il mare…

Siamo lì, a toccare questo ghiaccio dal colore incredibile cercando di sfruttare al meglio il tempo che vi trascorreremo, mentre pochi si accorgono che il capo comitiva della logistica si è già posizionato con la motoslitta tra noi ed il mare aperto, in posizione di copertura…

…dettagli a cui non avevi pensato…bisogna ancora imparare, a ricordare sempre, quali sono le regole dello stare qui…

Il rientro a casa, ciò che ormai è per noi Longyearbyen, avviene in una sorta di esausta trance, immersi nel bianco irreale di queste terre, mentre la notte ingoia lentamente un altro giorno trascorso tra i ghiacci dell’Artico…

Il giorno e la notte…due cose così ovvie, finchè non vieni quassù

tramonto nel Templefjord... il primo dopo 20 giorni

giovedì 3 marzo 2011

Northern lights

...da noi meglio conosciute come "aurore polari"


Che dire...sono apparse così, all'improvviso !! E' scattato l'allarme nella Barrack 3, tutti a battere le porte e a gridare "Northern lights...northern lights"

...sembrava una caserma dei vigili del fuoco, tutti muniti di cavalletto e macchine fotografiche, imbottiti di vestiti come se dovessimo andare al polo nord....ah no vero, già quasi ci siamo, dimenticavo!
Ci fosse stata la pertica per scendere dal primo piano avremmo usato pure quella...tutti a fiondarsi fuori dopo serate e serate sempre trascorse con il cielo coperto mentre "L'aurora Forecast" del Kjell Nenrikesen Observatory - Svalbard ci faceva venir l'acquolina in bocca pronosticando possibili buoni avvistamenti...

...alla fine eccole, magia del nord, code di drago a contorcersi nel cielo veloci e luminose cambiando forma ed intensità con rapidità disarmante, ma mantenendo sempre la loro splendida tonalità verde acceso... o sei pronto con la macchina ben piantata sul cavalletto per aprire il diaframma e lasciarlo lì più che puoi, o se n'è già andata...

Sono uscito dalla barrack 3 e ho visto correre tutti verso la zona più buia raggiungibile senza fucile...troppo lontano, troppa fifa di perdere l'attimo...chissenefrega, resto qui fuori dalla porta, la luce di Nybyen darà un po' fastidio ma non voglio rischiare di perdermele...

...si rincorrono da est ad ovest, giocano tra le stelle e scherzano con le nuvole... pochi scatti che mi permettono comunque di godermi lo spettacolo a testa in su, tanto la Fuji fa tutto da sola o quasi, mentre dalle altre Barrack tutti a catapultarsi all'aperto...tempo di 6 foto, 5 minuti, forse 7...

...tornano le nuvole, mentre su Nybyen, periferia di Longyearbyen, ricomincia a nevicare




lunedì 28 febbraio 2011

si pensa meglio

Ho un bellissimo ricordo del mio maestro delle elementari, che purtroppo non c'è più da tanto tempo ormai...quando ci prendeva in castagna perchè non avevamo studiato abbastanza, ma soprattutto quando ci spronava a ragionare in classe e noi restavamo tutti in silenzio cercando di trovare LA risposta, se ne usciva con una delle sue massime preferite: "Slacciatevi le scarpe, così il cervello funziona meglio"

Ovviamente era uno scherzo, e noi tutti ci mettevamo a ridere con lui perchè conoscevamo il vero significato di quelle parole, voleva dirci che invece di pensare con la testa stavamo pensando con i piedi...

Stando qui ho pensato molte volte al maestro Paolo Paoli, a quanto sia stato importante all'inizio del mio cammino scolastico e di vita, per avermi donato questa gioiosa ed irrefrenabile attrazione nei confronti dell'ambiente naturale, della montagna e dei fenomeni atmosferici.... ma soprattutto mi è tornato in mente il primo giorno arrivato qui all'UNIS, quando ho sperimentato cosa significhi camminare all'interno di una struttura universitaria di questo calibro con le sole calze ai piedi; studenti, professori, ricercatori, segretarie, amministrative, tecnici e addetti alla logistica... tutti, nessuno escluso. Al massimo sono ammesse un paio di pantofole, ma sono in pochi a portarle, i più optano per girare solo con le calze ai piedi


Qualcuno inorridirà perchè abituato agli standard di casa ma credetemi, qui si fa così, ed è una delle cose più belle di questa comunità...mette tutti sullo stesso piano!!
Entri, ti liberi di uno o due strati di vestiti, visto che aperta la porta normalmente all'interno trovi 35-40°C in più di quanti ce n'erano fuori, e sistemi il tutto all'ingresso negli appositi spazi dedicati, scarpe comprese.....scarpe che nella migliore delle ipotesi sono uno scarpone da alta montagna!!

...comunque, avevi ragione tu maestro, senza scarpe si pensa molto meglio

sabato 26 febbraio 2011

Nel ghiaccio

Ambiente familiare...

...entri, e fa subito più caldo perchè è inverno!! L'obiettivo della macchina fotografica ti si appanna in una frazione di secondo... prima di stabilizzarsi ci vorrà un po'. Pozzi, meandri, stalattiti, stalagmiti, cristalli che brillano sulle pareti, "tendine" da tutte le parti, eccentriche,  spaccature sulla volta che si perdono nel buio facendoti immaginare passaggi nascosti che nessuno vedrà mai...
cammini abbassando la testa, strisci sul pavimento, sbatti goffamente il caschetto ogni volta che distrattamente sbagli le proporzioni...


  ...tutt'attorno il rumore costante e silenzioso dello stillicidio non c'è; il disturbo dei nostri corpi in movimento, invece di risuonare nel consueto sordo rimbombo così familiare, si diffonde stridente rimbalzando tra pareti e canali sotterranei dandoti la percezione che tutto quello che ti sta attorno sia la cristallizzazione di un momento ben preciso che segna la ciclica fine di una stagione... una sorta di Weltanschauung di questo mondo sotterraneo


...Siamo dentro ad un ghiacciaio... decine, centinaia di metri all'interno di acqua cristallizzata a qualche grado sotto lo zero, per riscoprire ancora una volta come la natura sia in grado di riproporre forme e disegni già tracciati altrove.



Abbiamo percorso un water melting channel entrando dalla superficie dello Scott Turnerbree, ghiacciaio a circa 1 ora di motoslitta da Longyearbyen. Su per l'Adventalen, fino alla miniera di carbone che fornisce la centrale di approvvigionamento energetico della capitale delle Svalbard, per infilarci nella Borteldalen, vallata laterale disposta più o meno longitudinalmente in direzione NW-SE.
Risalita la morena frontale del ghiacciaio ad una quota di circa 100 m slm, e quindi risalito lo stesso per un tratto pari a  circa 1/3 della sua lunghezza, ci siamo poi infilati nelle sue viscere percorrendo i cunicoli prodotti dalla fusione primaverile responsabile di creare ed alimentare una rete di condotte sotterranee in continua evoluzione.
Per chi volesse approfondire l'argomento segnalo un interessante link sul carsismo-glaciale di Giovanni Badino  che consiglio di visionare nella modalità full screen


A farci da guide d'eccezione gli scozzesi Lindsey Nicholson, glaciologa presso l'Università di Innsbruch, e Doug Benn, professore di glaciologia presso la UNIS di Longyearbyen.

Di seguito il video completo della ice caves dello Scott Turnerbreen




 Da sinistra a destra Lindsey Nicholson, Doug Benn e me









domenica 20 febbraio 2011

Heavy snow this night

Eh sì...ecco finalmente una tempesta di neve coi fiocchi (in tutti i sensi)

Non ti sei ancora abituato a riconoscere il colore del cielo che ti sta sopra, che è già cambiato tutto...

Worst weather in the very last days...vento che sale e ti taglia il viso come fosse una lama rovente, nonostante il termometro prenda qualche grado. Ma noi siamo qui, e questo vento dobbiamo prendercelo tutto....siamo venuti qui apposta, altrimenti saremmo rimasti a casa a leggere quello che succede dai libri !!!


16 febbraio 201, ore 12...il primo raggio di Sole colpisce la cima del Naesfjellet (dovrebbe essere questo il nome) e sancisce la fine della lunga notte polare
 

Ieri il Larsbreen ed oggi il Longyearbreen hanno sentito prima le noste pelli e poi i nostri sci sulle loro schiene innevate; due ghiacciai alle spalle di Longyearbyen che ci hanno accolto a braccia aperte, facendoci sperimentare cosa significa stare da queste parti.

-17°C, almeno questo segnava il bel termometro vintage ciondolante dallo zaino di Riccardo, vento stimato 40 km/h, forse qualcosa in più, per un complessivo windchill attorno ai -30.
Gruppo eterogeneo il nostro...chi della montagna, vivendo nelle Alpi, ne ha fatta una ragione di vita ed un modo di essere; chi non c'è quasi mai stato... e si vedeva; chi poi non ci è mai stato ma non smetterà mai più di esserci...e si vedeva anche questo.
Lo leggi negli occhi, lo vedi nei movimenti che, seppur impacciati all'inizio, ti mostrano come quel corpo stia respirando ogni atomo di gelido ossigeno che gli arriva addosso a 50 all'ora e si domanda...ma perchè non l'ho fatto prima....voglio imparare, devo imparare, spiegatemi come si fa perchè non posso più farne a meno....e tu li aiuti !!!




Addestramento portato a termine con successo qui...ormai si gira con fucile da caccia grossa in spalla, almeno uno per gruppo (sarebbe meglio due) possibilmente accompagnato da pistola lancia granate e di segnalazione...con il re dell'artico non si scherza, sei a casa sua ed ha lui la precedenza. Tu sei un ospite, gradito se stai alle regole di qui, altrimenti no !!!
Regole scritte in ogni sasso, in ogni cumulo ventato di neve, in ogni istinto primordiale che ti torna fuori quando cammini in una gola e pensi come non hai mai pensato prima, standotene a casa o facendo una passeggiata per i boschi del carso....dietro a quella collinetta chi c'è ?! E' sicuro passare di là ?!
E ti ritrovi a guardarti attorno, lontano...come hai visto fare da bambino agli indiani nei film western...e lo fai d'istinto, perchè così dev'essere !!

I giapponesi lo chiamano Zanshin, termine con il quale si indica un momento di concentrazione e di attenzione particolare durante il quale il soggetto tiene sotto controllo con lo sguardo l'avversario e si tiene a dovuta distanza da esso...ma qui il tuo "avversario", ad armi "pari", sai già che ha vinto...

...insomma, la vita, qui, ha un sapore decisamente diverso !!!


Le orme di un orso nell'Adventdalen (Foto courtesy Riccardo Scotti)