mercoledì 9 marzo 2011

Cose ovvie, finchè non vieni quassù

La notte ed il giorno…il giorno e la notte…cose normali, più che ovviamente quotidiane. Non ci si pensa quando si alternano “normalmente” scandendo il ritmo delle nostre mille cose da fare …qui non va così!

Erano 20 giorni che non vedevo il Sole, e non perché il meteo lo impedisse …poche ore di luce rosata al giorno, assolutamente splendida e surreale s’intende, e poi di nuovo il buio

Siamo partiti abbastanza presto sfruttando una breve finestra di bel tempo per raggiungere la fronte del Tunabreen,  calving glacier  che si getta nelle acque, ora ghiacciate, dello splendido Tempelfjord.

60 km da Longyearbyen, in motoslitta significa circa 1 ora e mezza…lungo il tragitto incontriamo di tutto... slitte trainate da cani, casette di legno sperdute tra le vallate delle Spitzbergen dove mai immagineresti di trovare traccia umana, morfologie glaciali viste solamente sui libri o su National Geographic Channel, renne che ti guardano quasi impassibili continuando a scavare il quasi sempre sottile manto nevoso alla ricerca di un po’ di piantine artiche gelate…chissà come ci correrebbero incontro se avessero mai assaggiato un po’ di quello che riempie i nostri thermos, unica cosa a temperatura positiva all’interno dei nostri zaini completamente ghiacciati.


Usciamo da una valletta secondaria per immetterci nella più vasta vallata dell’Eskordalen, mentre alla nostra destra si stagliano a perdita d’occhio cime dai contorni mai troppo forti… su tutti la cima del Tronljellet, una delle poche in zona a superare i 1000 m di quota….ma quello che rapisce tutti noi è quello che sta poco dietro e poco sopra a tutto…il Sole !

Mi volto un attimo e vedo il gruppo di venti motoslitte che prosegue a velocità costante, il tempo di fermarci non c’è, dobbiamo proseguire…ma non c’è nessuno che guardi nella direzione di marcia… tutti, per un lungo attimo, voltano lo sguardo a sud e si lasciano rapire dal calore di quel timido Sole che basso all’orizzonte mostra la sua sagoma, velato da una coltre di altostrati…

…non ci siamo fermati, non lo abbiamo fotografato…ma lo abbiamo impresso tutti indelebilmente nella nostra memoria








…arrivare alla fronte del Tunabreen è qualcosa che toglie il fiato, ancora una volta si ha l’impressione nemmeno di esserci in questo luogo, e la frenesia che rapisce le tue emozioni ne è la prova inconfutabile. Ghiaccio azzurro con inserzioni marroni…a volte trasparenti…icebergs bloccati dal pack spuntano come alberi dal terreno che hai sotto i piedi e che, ci pensi poi, non è altro che il mare…

Siamo lì, a toccare questo ghiaccio dal colore incredibile cercando di sfruttare al meglio il tempo che vi trascorreremo, mentre pochi si accorgono che il capo comitiva della logistica si è già posizionato con la motoslitta tra noi ed il mare aperto, in posizione di copertura…

…dettagli a cui non avevi pensato…bisogna ancora imparare, a ricordare sempre, quali sono le regole dello stare qui…

Il rientro a casa, ciò che ormai è per noi Longyearbyen, avviene in una sorta di esausta trance, immersi nel bianco irreale di queste terre, mentre la notte ingoia lentamente un altro giorno trascorso tra i ghiacci dell’Artico…

Il giorno e la notte…due cose così ovvie, finchè non vieni quassù

tramonto nel Templefjord... il primo dopo 20 giorni

2 commenti:

  1. sempre spettacolari queste foto. Mi ha fatto sorridere e pensare guardare la foto con la casetta di legno, chissà da dove viene quel legno.

    Buon proseguimento.

    Giampaolo.

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  2. Bellissimo! Dovremmo tutti vedere questi paesaggi, che nemmeno riusciamo ad immaginare, per capire quanto meraviglioso è il nostro pianeta!
    Grazie per condividerle con noi!

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